Google, multa annullata per violazione norme pubblicità su gioco d’azzardo

Google, multa annullata per violazione norme pubblicità su gioco d’azzardo

 

Niente multa per Google dopo che il TAR del Lazio ha valutato che la multinazionale americana non sia responsabile della violazione del divieto italiano di pubblicità sui giochi a distanza con vincite in denaro.

L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni aveva inflitto una multa pari a 100.000 euro ai danni di Google Irlanda per aver violato il divieto di pubblicare annunci inerenti ai giochi d'azzardo. Secondo AGCOM, Google aveva consentito tramite il suo servizio Google Ads e dietro pagamento la pubblicazione e la diffusione di collegamenti, i quali conducono verso alcuni siti di gioco d'azzardo. Il tutto in violazione del divieto di pubblicità dei giochi con vincita in denaro.

Google contro la violazione del divieto di pubblicità sul gioco d'azzardo italiano

Contro tale sanzione, Google ha avanzato ricorso al TAR del Lazio, ritenendo che Google Irlanda dovrebbe essere qualificato, in merito a Google Ads, come mero “provider di hosting”, che, in base a quanto prospettato dal regime sulla responsabilità indicato dalla Direttiva dell’Unione Europea sul commercio elettronico 2000/31 non è responsabile per i contenuti delle informazioni caricate dall'inserzionista sulla piattaforma web, in quanto non c’è nemmeno l’obbligo di controllare i dati sulla pubblicità.

A tal riguardo, Google ha osservato che:

• Aveva già vietato ai propri inserzionisti di pubblicare pubblicità inerente al gioco d’azzardo ben prima della promulgazione del Decreto Dignità con il quale è poi stato ufficializzato in Italia l’impossibilità di fare pubblicità nel settore del gioco d’azzardo;

• Aveva predisposto un programma informatico automatico che impedisse agli inserzionisti di caricare pubblicità contraria alle norme del Decreto Dignità;

• In questa fattispecie specifica, l’inserzionista bypassato il summenzionato programma informatico utilizzando una modalità scorretta cota come “cloaking”, che consentirebbe di aggirare il descritto sistema di sicurezza; e

• L'account dell'utente è stato subito sospeso e l'annuncio contestato rimosso.

Il TAR del Lazio contro la violazione addebitata a Google

In base alla sentenza 11036/2021, il tribunale del Lazio ha stabilito che l'AGCOM può sancire delle multe pure contro soggetti stranieri, a prescindere da quanto indicato dalla Direttiva UE sul commercio elettronico, ma Google è un provider di hosting non attivo nel servizio di annunci e pertanto non è responsabile.

Stando al tribunale del Lazio, la semplice valorizzazione del messaggio illegale non basta a ritenere responsabile della violazione l'operatore della piattaforma. Google offre un servizio di hosting tramite Ads e sebbene non sia possibile valutare che il fornitore sia del tutto estraneo ai contenuti diffusi, è pacifico che l'attività viene svolta in modo automatico e che perciò non contempla alcuna manipolazione di messaggi. Manca quindi, in siffatte situazioni, il ruolo attivo su cui si basa la responsabilità dell'operatore.

In ossequio alla decisione 236/2008 della CGUE, non è possibile considerare responsabile il fornitore per le informazioni archiviate in base alla proposta di un inserzionista a meno che, dopo aver preso atto dell’illiceità di tali informazioni oppure delle attività dell’inserzionista, non ha provveduto a rimuovere tempestivamente tali informazioni o a disabilitarne l'accesso.

Possibili scenari successivi alla sentenza per il settore del gioco d'azzardo

È difficile sostenere che il presente verdetto abbia un impatto significativo sul mercato del gioco d'azzardo in Italia. La decisione del tribunale amministrativo del Lazio è fondata sulla mancata conoscenza di Google dell'attività illecita del suo inserzionista. C'è dunque da chiedersi se l'epilogo della controversia sarebbe stato diverso se la multinazionale americana non avesse messo in campo i provvedimenti per impedire la pubblicazione di annunci pubblicitari relativi ai giochi con vincite in denaro.

La tesi del tribunale del Lazio sarà replicabile solamente laddove si verificassero altre situazioni in cui sia prevista la completa automatizzazione degli annunci pubblicitari online e la presenza di misure di controllo pensate per ridurre o impedire la pubblicazione di tali annunci in spregio al divieto.